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Un Paese a Sei Corde

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Tommy

01/02/2018

La celebre opera rock in forma di concerto a Vercelli

Quando "TOMMY" degli Who, lanciata come la "prima opera rock" uscì su doppio vinile nel '69 dell'altro secolo, il mio Inglese era a livello di "the cat is on the table", e non capii di che trattasse finché non ne diede conto la bibbia dei giovani rockofili, il mai abbastanza rimpianto "Ciao 2001". La trama la compresi comunque solo fino a un certo punto, e poi all'epoca non esisteva ancora la Lega del Filo d'Oro e l'unica informazione circa i bambini ciechi e sordo-muti ci era giunta da uno sceneggiato RAI di un paio di anni prima ("Anna dei Miracoli" con protagoniste Anna Proclemer e Cinzia De Carolis).
Ma l'entusiasmo per quel rock sbadilato, gridato e a volte un po' pletorico mi spinse a investire parte dei miei beni di quattordicenne nel singolo che ancora oggi fa bella mostra nella mia collezione. E gridare a tutta voce "I'M FREE!" in coro con Roger Daltrey, garantisco che è stato effettivamente molto liberatorio. Il film che ne trasse Ken Russell nel '75 mise un po' di ordine nella confusione che avevo in testa a proposito della trama. Ma poi con una Acid Queen come Tina Turner i sogni del post-adolescente iperormonato che ero… insomma il film mi piacque moltissimo. E oramai sulla strada del vecchio bacucco non avrei mai pensato di poter riattizzare quelle emozioni (e non solo quelle provocate da Tina Turner).


Ma per fortuna un branco di bravissimi musicisti "razza Bisagno", liguri insomma, per cui bravi a priori, ha avuto la folle idea di rimettere in scena "TOMMY" in forma di concerto. E noi ci siamo trasferiti a Vercelli, al bel Teatro Civico dalla buonissima acustica, per gustarcelo.
E la musica parte, e subito ti senti trasportato in un'atmosfera che (vigliacco tempo!) oggi non possiamo che definire "retrò", ma dove io sguazzo come la trota nel torrente. Che pelo questi musicisti! Suonare 'sta roba significa sfidare non solo i grandi musicisti del passato, ma soprattutto la memoria e la nostalgia canaglia di un pubblico che i pezzi li conosce a menadito o quasi. Stanno lottando con una specie di brutale Tyson (la memoria) con cui pareggiare è già un maledetto successo. E i nostri eroi CE LA FANNO.
Ottima l'idea della presenza di un narratore e soprattutto della sua traduttrice in LIS (lingua Italiana dei Segni) che ha trasformato una traduzione in una splendida coreografia. Bene anche proiettare la traduzione dei testi, anche se non sempre leggibilissima, vuoi per i fumi, vuoi per le luci, vuoi perché un po' impallati da musicisti e cantanti. Un po' azzardato se vogliamo riprodurre sullo sfondo immagini dal film, pochissimi secondi, ma rischi di ricordare allo spettatore con che razza di gente i nostri si devono confrontare.
Epperò… lasciatemelo dire: che bene!
L'amico Sandro Pelle, alla batteria, senza fare tante scene, è bello che all'altezza di Keith Moon, i chitarristi Gabriele Marenco e il grande Paolone Bonfanti, con la complicità all'acustica di Paolo Milanese, sfoderano un tiro di tutto rispetto. E non dobbiamo dimenticare gli altri alle tastiere e al basso: Andrea Leoncini, Massimo Modesti e Antonio Esposito.
Bene, ma i cantanti? Probabilmente molto bravi, tutti. Probabilmente un gruppo di vocalist davvero di livello. Dal promo diffuso in rete si intuisce che le qualità canore ci sono.
E allora perché probabilmente?
- Perché io probabilmente sono un fonichetto dal vivo dilettante probabilmente con le orecchie foderate di argilla espansa, ma le voci non le sentivo, se non sui fortissimo, neanche mettendomi accanto alla regia audio (test effettuato anche da Lidia),
- e se non senti i cantanti in un'opera…
- oltretutto se non senti non dico i pianissimo, ma almeno i mezzoforte (che di solito ci sono, ogni tanto)
- avevo la sensazione che spesso i microfoni si aprissero "dopo" che il cantante aveva cominciato a cantare e che ci fosse un riverbero esagerato, da far sembrare le voci provenienti dall'aldilà
- e con un Midas Pro 9 a disposizione… sembra impossibile!

Insomma: "Tommy can you hear me?" "Sì, ma malino… purtroppo!"

 

 





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