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Belle promesse

20/05/2018

il senso della critica

Riceviamo tanti cd o link di musicisti che vogliono presentare la loro produzione. Non sempre mi viene da scriverne, vuoi perché sono convinto che magari il musicista in questione possa dare molto di più, vuoi perché il materiale che ci arriva non è particolarmente interessante, vuoi perché il musicista in questione è proprio lontano dai miei gusti. Insomma sono convinto che le critiche negative vadano fatte a voce, a tu per tu, in confidenza, perché le critiche (anche quelle negative) quando sono sincere devono essere un atto d'amore, devono essere uno stimolo alla crescita. Lo so: le critiche negative fanno girare i maroni, fanno star male, fanno sperare che il criticone possa subire le peggio disgrazie nella sua inutile vita, ma possono diventare un'opportunità straordinaria di riflessione sul proprio percorso. Un percorso artistico non è una linea retta (magara! come dicono a Testaccio), assomiglia di più ad una rete ferroviaria con i suoi rettilinei, le lunghe gallerie, gli altissimi viadotti e gli infiniti scambi. Poi ci sono le stazioni o i semafori dove talora ci si ferma troppo a lungo e vai con gli annunci di ritardo e gli eterni binari morti.

Ricorderei ai lettori che ho alle spalle una quarantennale carriera di splendidi insuccessi attoriali da cui ho imparato molto più che dai complimenti, quindi per quanto riguarda le critiche negative qui siamo professionisti da un pezzo. Eppure… (lo dico a me stesso ma anche a tutti) si ama talmente quello che si fa che non ci si può fermare MAI.

Alberto Arbasino scrisse parlando di artisti ed intellettuali: "In Italia c'è un momento stregato in cui si passa dalla categoria di 'bella promessa' a quella di 'solito stronzo'. Soltanto a pochi fortunati l'età concede poi di accedere alla dignità di 'venerato maestro'". Auguro a tutti (e anche a me stesso, nonostante l'età) di rimanere per sempre 'belle promesse'!

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