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Un Paese a Sei Corde

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Acoustic Night 15

08/05/2015

Guardare e Imparare

Buio in sala, le prime note e il sipario si apre su un emiclico tipo aula universitaria. E comincia la lezione: come si fa di un concerto un vero SPETTACOLO. Ci vogliono un ispiratissimo Beppe Gambetta, eroe dei due mondi con le sue scarpe rosse, ed una Federica Calvino Prina dalla rara sapienza teatrale e organizzativa.
Eccoli lì sul palco gli italo-americani, che per qualche giorno hanno ripercorso a ritroso il viaggio dei loro nonni, per prendersi gli applausi (meritatissimi) e i riconoscimenti che le loro famiglie erano andate a cercarsi dall'altra parte della Grande Tazza. C'è un Frank Vignola dall'aria quasi distratta, il gessato grigio e la pettinatura da mediatore immobiliare, talentuosissimo sviluppatore di idee musicali, dal curriculum incredibile e dalla tecnica spaventosa; impassibile come un Buster Keaton, è capace di far saltare in aria il teatro della Corte con le terrificanti raffiche di note della sua arch-top, con la quale credo abbia il rapporto che Terminator ha con il suo mitra: più che una protesi, un organo interno, un'estensione dell'Io. Al suo fianco un giovane Vinny Raniolo che ha lasciato il pubblico letteralmente a bocca spalancata: precisissimo, velocissimo, in grado di raddoppiare ed armonizzare le intricatissime linee di Frank Vignola (mica facile!) alla velocità della luce. Cappello, signori miei! "Esta es clase, esta es fuerza y razòn, la verdadera virtud de un guitarista", mi sgorga dal cuore parafrasando Edmondo Berselli. Tra i due un affiatamento, una complicità, una sintonia che non ha nemmeno più bisogno di uno sguardo per passare con sicurezza e rapidità da "Aranjuez" ai Led Zeppelin, e di insaporire l'esibizione con una spolverata di piccole ma sorprendenti e divertenti gag.
E sul lato destro del palco eccola lì, una regina della musica country, che partita dal West Virgina delle miniere di carbone dove tanti italiani hanno lavorato e sofferto, è giunta a Nashville da dove con la sua voce ha incantato tutta l'America: Kathy Mattea. Ho visto i più trucidi e tatuati camionisti piangere come vitelli ascoltando la sua "Eighteen Wheels and a Dozen Roses" (non è vero che li ho visti ma sono sicuro che è successo). C'è tra gli aficionàdos di Un Paese a Sei Corde chi negli anni ottanta si sintonizzava nottetempo sulla radio per le truppe americane in Europa per ascoltarla. Ho sentito ieri sera la Signora Mattea esclamare "How I love this job!" agli a solo formidabili che Beppe, Frank e Vinny pennellavano sotto la sua voce. Che bello! Che piacere ascoltare il "suo" country, non quello banale dei vestiti con le frange, gli stivaletti a tacco alto e gli "stetson" bianchi a tesa larga, ma quello ricco di spirito vero: storie se vuoi semplici, sentimenti semplici, ma VERI. E Lei, con la semplicità che solo una autentica regina può permettersi di esibire, ci ha stregato. Non la voce di una Callas o la tecnica di una Tebaldi, ma avercene come la sua… e poi per il country certe cose non sono necessarie. Con semplicità il principe consorte John Vezner (niente da fare, non può passare per italo-americano) l'accompagna questa volta per l'occasione al basso, anche se il suo mestiere vero è quello di vincere Grammy con le canzoni che compone.
Per ultimo l'ormai "Venerato Maestro " (copyright Arbasino Alberto): Beppe Gambetta. Si dice comunemente che con l'età la tecnica non supporta più, che vi si sopperisce con il "sentimento", il "gusto", la "magia"... Non è il caso di Beppe Gambetta: il suo motore non perde un colpo, sono stato in attentissimo ascolto per tutto il concerto, non ce la fa proprio a stare sotto il suo standard tecnico, che quanto elevato sia chi lo conosce sa. E il Gambetta in più, come un nobilissimo Nebbiolo di grande annata, ci regala nel tempo sempre nuove sensazioni, un gusto vieppiù raffinato, una magia che sorprende. Grazie Beppe, per lo spettacolo che ci avete offerto, per quel trascinante secondo bis a velocità non omologabile, per la raffinatezza e la semplicità con la quale sai metterti al servizio dei tuoi ospiti e dello spettacolo. Lidia al mio fianco saltava come una molla con espressione estatica pregustando il tuo concerto a Un Paese a Sei Corde. Ti aspettiamo. E aspettiamo con ansia il tuo nuovo cd con Tony McManus.
Dimenticavo due dettagli tecnici non secondari: suono ottimo! (sempre eccellente il Maestro Lallo Costa alle prese con un mixer digitale da lui definito "un giocherello"), e la bellissima baritona del Gambetta che ha arricchito di splendidi bassi alcuni pezzi davvero indimenticabili.

 

 





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